venerdì , 19 Aprile 2024
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Testamento biologico, Betori: «Servirebbe maggiore riflessione»

«Devo constatare che recenti dichiarazioni del Santo Padre sui temi connessi al fine vita vengono utilizzate, anche nel mondo ecclesiastico, come argomenti a favore dell’approvazione del disegno di legge sul cosiddetto testamento biologico, attualmente in discussione al Senato della Repubblica, dopo essere stato approvato dalla Camera dei Deputati». Lo ha affermato questo pomeriggio il cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze e Presidente della conferenza episcopale toscana, interpellato dai giornalisti sull’argomento a margine della benedizione di un presepe nella basilica di Santo Spirito.

 

«In realtà – ha proseguito – il pronunciamento di Papa Francesco non si riferiva al contesto legislativo italiano e, sia nel contenuto che nella formulazione, riprendeva la costante dottrina della Chiesa al riguardo, formulata fin dai tempi del Papa Pio XII. Tale dottrina, in sintesi, ribadisce il no deciso all’eutanasia, sia attiva che passiva, e parimenti il rifiuto dell’accanimento terapeutico, come pure peraltro dell’abbandono terapeutico. Su questo fronte va promossa ogni forma di assistenza e di sostegno al malato e alla sua famiglia, anche incoraggiando le cure palliative.

Le comprensibili e nelle loro istanze di fondo condivisibili richieste che in questi giorni ha avanzato anche Michele Gesualdi non sono convinto che trovino riscontro adeguato in questo disegno di legge. Gliel’ho detto anche personalmente nel colloquio telefonico con cui gli ho manifestato vicinanza nella sua situazione e nelle sue preoccupazioni».

Secondo Betori, «Si tratta infatti di un disegno di legge che in alcuni punti appare assai problematico, come da tempo va ripetendo il quotidiano “Avvenire”, con interventi autorevoli dal punto di vista medico ed etico, e come ha fatto anche il nostro settimanale cattolico “Toscana Oggi”. In particolare appare dubbio che l’impianto legislativo – che non a caso ha mutato l’espressione “dichiarazioni anticipate di trattamento” in “disposizioni anticipate di trattamento” –, nel cercare di garantire il rispetto delle volontà esplicite e inequivocabili della persona, salvaguardi un principio fondamentale quale l’alleanza terapeutica valorizzando anche la valutazione in scienza e coscienza del medico, andando contro ad un principio base della professione medica. Ugualmente non sembra garantita la libertà di obiezione di coscienza degli operatori e delle strutture sanitarie, toccando in questo caso un principio costituzionale. Non da ultimo va considerato inaccettabile che alimentazione e idratazione siano considerati terapie e non sostegni vitali. Una più articolata formulazione dei punti critici del disegno di legge viene ancora oggi presentata in dieci punti da “Avvenire”, a cui volentieri rimando».

«Se si ritiene – conclude l’Arcivescovo di Firenze – che sia necessaria una legge a regolamentare tale materia – e questo non da pochi è contestato in quanto non mancano già garanzie in tal senso ad esempio nel Codice di deontologia medica e nella Convenzione di Oviedo sulla biomedicina –, in ogni caso si chiederebbe maggiore riflessione e circospezione, così da evitare di aprire varchi per cui potrebbero essere introdotti nella nostra società eutanasia e suicidio assistito, magari con qualche sentenza di cosiddetta giurisprudenza creativa».

http://www.toscanaoggi.it/Edizioni-locali/Firenze/Invecchiamento-demografico-poverta-mancanza-di-speranza-il-cardinale-Betori-invoca-l-aiuto-di-Maria-per-Firenze